Renzi e l’intervista a MBS. La banalità di un politico che non si è mai caratterizzato per la coerenza

La parabola discendente di Matteo Renzi ha trovato un altro fattore di accelerazione nella imbarazzante intervista al principe ereditario della Arabia Saudita, Mohammed Bin Salman.
Ricordiamo alcune delle espressioni più adulatorie, per usare un eufemismo, usate da Renzi nell’intervista: “grande principe ereditario” ,“è un privilegio parlare con Lei”, ”motore di un nuovo rinascimento”, “come italiano sono molto geloso del costo del lavoro”.
La ricaduta mediatica è stata pesante. Ma l’incidente è in linea con il personaggio Renzi. Che si è sempre caratterizzato  per superficialità di pensiero e per incoerenza nei convincimenti e nei comportamenti, nonché nella comunicazione.
Vi ricordate il famoso “Enrico stai sereno”  seguito, a distanza di poche settimane dalla congiura con cui mandò a casa il governo Letta e si insediò al suo posto?
È stato solo il primo episodio di conversione a U nelle idee, nelle alleanze, nei principi.
Sono seguiti: la abolizione dell’art. 18 dopo che aveva affermato, solo qualche mese prima, che nessun imprenditore aveva mai chiesto un intervento sul punto; il patto del Nazzareno con Berlusconi dopo che era stato il più implacabile nel chiedere la cacciata del Cavaliere dal Senato a seguito della condanna definitiva in Cassazione; la promessa di ritirarsi dalla politica in caso di sconfitta al referendum, promessa che, ovviamente, non ha mai pensato di onorare;  la guerra al Movimento 5 Stelle dopo le elezioni del 2018, a cui seguì, un anno dopo,  una battaglia senza tentennamenti per una alleanza di governo con i 5 Stelle, cui si è succeduta, dopo altri dodici mesi, una nuova inversione a 180 gradi, a rettifica della precedente inversione a 180 gradi, per distruggere l’alleanza con il movimento di Grillo. Sono solo alcuni episodi di una vita politica breve  ma costellata di tanti cambiamenti repentini e radicali, quanti nessun altro politico nella storia d’Italia e, forse, del mondo. Si dice spesso che solo gli stupidi non cambiano mai idea, ma se questa massima fosse vera e fosse applicata al senatore di Rignano, ne deriverebbe che Renzi è l’uomo più intelligente del mondo, conclusione che, credo, apparirà esagerata anche ai suoi più devoti estimatori.
Questo ragionamento, che molti troveranno prolisso, serve a inquadrare nella giusta cornice l’elegia pronunciata da Renzi in favore del principe ereditario dell’Arabia Saudita e a dare a Renzi quello che è di Renzi.
Utilizzare le sue parole per dire che è un estimatore di torturatori e affini significherebbe fargli un torto.
Renzi, in realtà, non credeva alle parole pronunciate a Riyad, così come non credeva a tante altre tesi sostenute in passato.
Il personaggio è questo: affronta problemi seri con pressapochismo e superficialità e, per di più, la coerenza non è il suo forte. Può dire tutto e il contrario di tutto, senza battere ciglio e con immutata convinzione.
Se ne avesse avuto il tempo si sarebbe smentito da solo. Se. ad esempio,  fosse stato chiamato a parlare a un uditorio diverso, magari ad Amnesty International, avrebbe sicuramente affermato che Khashoggi è un martire  da onorare in tutto il mondo e che tutti coloro che sono coinvolti nel suo assassinio devono essere perseguiti senza nessuna eccezione.
Dal suo punto di vista ha due attenuanti. Era a Riyad e non immaginava che quell’intervista sarebbe stata letta anche in Italia.
Il “suo amico” Biden non lo ha informato che stava per rendere pubbliche le indagini della CIA e, quindi, non gli ha dato il tempo di cambiare idea.
Ma, comunque, l’incidente non lo spingerà a un esame autocritico. È l’ultimo dei politici italiani per popolarità. Perdere qualche altro punto nei sondaggi e/o nella fiducia e stima dei cittadini gli è assolutamente indifferente.
E nel palazzo la sua capacità di tramare sarà apprezzata ancora di più. Non a caso, sembra si sia autodefinito il Machiavelli del XXI secolo. Anche se Machiavelli, al sentirlo, si sarà rivoltato nella tomba.