Quando nasce un nuovo giornale è sempre un evento gratificante. Nel caso di Alleanza Democratica la gratificazione è ancora maggiore in quanto la testata richiama una avventura di grande spessore culturale che ho vissuto direttamente agli inizi degli anni ’90, quando con un gruppo di coraggiosi fondammo un movimento politico che si chiamava proprio Alleanza Democratica e che cercava di unire il meglio della cultura laica, di quella cattolica e di quella ambientalista.
Quel tentativo non ebbe il successo che avevamo sperato. Il che lasciò inalterata la crisi dei partiti che si vedeva all’orizzonte che, poi, esplose in forma drammatica negli anni susseguenti. Crisi che è, ancora oggi, uno dei fattori di debolezza della nostra democrazia e provoca una situazione di instabilità permanente che non è di ausilio alla soluzione dei problemi del Paese.
Sul piano istituzionale, l’ultima soluzione è stato un governo di emergenza guidato da un tecnico di grande autorevolezza che, di fatto, ha accantonato i partiti e sta operando con un consenso pressoché generale per trarre l’Italia fuori dalla crisi sanitaria e dalla crisi economica.
Il tentativo è di affrontare non solo i problemi congiunturali ma anche quelli strutturali che tengono bloccato lo sviluppo dell’economia italiana da oltre venti anni in un alternarsi di fasi di stagnazione e di recessione. Le riforme in cantiere sono molto ambiziose e, se portate a compimento, unite ai massicci investimenti derivanti dal Piano di ripresa e resilienza, potrebbero portare non solo a un rilancio dello sviluppo economico ma anche a una rinascita sul piano civile e sociale. Probabilmente la debolezza dei partiti aiuta questo processo in quanto evita che il percorso riformatore sia ostacolato da bandierine contrapposte piazzate al solo scopo di lanciare messaggi ai propri sostenitori.
Però, anche se – con il sostegno dell’Europa, del Quirinale e della pubblica opinione – Draghi, in questa fase, può andare avanti da solo, contando sulla accettazione e sulla approvazione acritica delle sue politiche da parte del Parlamento, nel medio periodo sarà sicuramente necessario rivitalizzare il ruolo dei partiti, dei sindacati, delle associazioni imprenditoriali, dei movimenti di base e di tutti i corpi intermedi che facciano da raccordo fra i cittadini e le istituzioni nello spirito dell’art. 49 della Carta costituzionale.
Al momento, sostanzialmente, l’unico partito vero è il Partito Democratico, pur con tutti i limiti denunciati anche da autorevoli esponenti di quel partito. Gli altri sono dei comitati elettorali intorno a un leader. Il quale, in modo autocratico e senza che nessuno possa condizionarlo, decide la linea politica, attribuisce gli incarichi di responsabilità, sceglie deputati e senatori, decide chi può competere per una presidenza di regione o per la guida di una grande città, stabilisce, addirittura, chi deve andare in televisione o partecipare a convegni e dibattiti. È un modello che trova il suo corrispettivo sul piano istituzionale in una legge elettorale che ha azzerato qualunque rapporto fra elettori ed eletti, trasformando il Parlamento in un luogo di ratifica di decisioni assunte in consessi diversi, meno trasparenti e meno controllabili dalla pubblica opinione.
È un modello molto diverso da quello disegnato dai padri costituenti, che può essere accettato in una fase emergenziale, ma, se protratto nel tempo, non può non indebolire le basi stesse della democrazia.
In tale ottica, Alleanza Democratica, come qualunque altra iniziativa che nasca dal basso, può svolgere un ruolo importante per ridare voce ai cittadini e riavvicinarli alla politica.
Peraltro, nel simbolo del nostro giornale telematico ci sono tre riferimenti che, se diventassero la bussola delle politiche nazionali, cambierebbero in modo radicale la società italiana.
Europa, solidarietà e coesione, territoriale e sociale, potrebbero essere i tre pilastri intorno ai quali costruire la ripresa, orientandola nel senso di ridurre le disuguaglianze territoriali e sociali.
L’Italia ha bisogno di un nuovo modello di sviluppo in cui le politiche economiche siano orientate a sostegno del lavoro, in attuazione dell’art. 1 della Costituzione che, negli ultimi venti anni, è stato negletto da tutti i governi, di centro destra, di centro sinistra e tecnici.
Per costruire questo nuovo modello di sviluppo è necessario un consenso diffuso dei cittadini. La funzione dei partiti, dei sindacati e di tutti i corpi intermedi sarà essenziale. E, in tale contesto, sarà altrettanto importante la funzione di iniziative, come Alleanza Democratica, finalizzate a creare nuovi canali di dialogo e di raccordo fra i cittadini e le istituzioni.